Nel quadro della transizione ecologica promossa dall’Unione Europea, il settore edilizio gioca un ruolo centrale: gli edifici sono responsabili di circa il 36% delle emissioni di gas serra e del 40% del consumo energetico complessivo. Per questo motivo, il Parlamento Europeo ha recentemente approvato la revisione della Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD – Energy Performance of Buildings Directive), nota nel dibattito pubblico come "Direttiva Case Green".
L’obiettivo è ambizioso: rendere il patrimonio edilizio europeo climaticamente neutro entro il 2050, attraverso una progressiva riqualificazione degli immobili esistenti e standard più stringenti per le nuove costruzioni. Questo articolo analizza i contenuti della direttiva, gli impatti previsti per proprietari e costruttori, e le opportunità che ne derivano, anche alla luce della normativa italiana vigente.
Contesto normativo
La Direttiva Case Green si inserisce all’interno del Green Deal Europeo e del pacchetto legislativo “Fit for 55”, che mira a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030.
La proposta di revisione della EPBD è stata approvata in via definitiva dal Parlamento Europeo il 12 marzo 2024. Essa rappresenta una pietra miliare nella strategia di decarbonizzazione del settore edilizio e integra le precedenti versioni della direttiva (2002/91/CE, 2010/31/UE e 2018/844/UE).
Principali novità introdotte:
-
Classe energetica minima per gli edifici esistenti:
- Entro il 2030, tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe E;
- Entro il 2033, la classe minima sarà la classe D;
- Per gli edifici pubblici e non residenziali, le scadenze saranno anticipate al 2027 (classe E) e 2030 (classe D).
-
Obbligo di edifici a emissioni zero per le nuove costruzioni:
- Dal 2028 per gli edifici pubblici;
- Dal 2030 per tutte le nuove costruzioni.
- Progressiva eliminazione delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040.
- Ristrutturazioni mirate, con particolare attenzione al 15% degli edifici con le peggiori prestazioni (c.d. “worst performing buildings”).
- Passaporto di ristrutturazione: documento individuale per ogni edificio che pianifica gli interventi necessari per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
- Divieto di incentivi pubblici per l’installazione di nuove caldaie autonome a combustibili fossili dal 2025.
Impatti per i proprietari di immobili
1. Obbligo di adeguamento energetico
La direttiva avrà un impatto rilevante sul patrimonio immobiliare esistente. I proprietari di immobili che attualmente rientrano nelle classi F o G (stimati oltre il 60% degli edifici residenziali italiani, secondo ENEA) dovranno effettuare interventi di riqualificazione per raggiungere i livelli minimi richiesti.
Tra gli interventi più comuni:
- Isolamento termico dell’involucro;
- Sostituzione di infissi e serramenti;
- Installazione di impianti a energia rinnovabile (es. fotovoltaico);
- Sostituzione del generatore di calore con pompe di calore.
2. Valorizzazione o deprezzamento immobiliare
Gli immobili che non verranno adeguati saranno penalizzati sul mercato, con rischio di deprezzamento del valore, difficoltà nella vendita o nella locazione. Viceversa, gli edifici efficienti vedranno un aumento del valore di mercato e maggiore appetibilità per acquirenti e investitori.
3. Costi di adeguamento e incentivi disponibili
Il costo delle riqualificazioni potrà variare da 10.000 a 60.000 euro per unità abitativa, a seconda della superficie e degli interventi. Tuttavia, lo Stato italiano ha messo in campo vari strumenti di agevolazione fiscale:
- Superbonus (in forma ridotta): detrazione fino al 70-65%;
- Ecobonus: detrazione del 50-65% per interventi specifici;
- Conto Termico: contributo a fondo perduto per impianti termici efficienti;
- Bonus ristrutturazione e Bonus facciate (dove applicabile).
È prevedibile che ulteriori misure di sostegno vengano introdotte a seguito del recepimento della direttiva.
Impatti per costruttori e imprese edili
1. Nuove opportunità di mercato
La direttiva stimolerà una forte domanda di interventi di efficientamento energetico, generando opportunità economiche per:
- Imprese edili specializzate in ristrutturazioni sostenibili;
- Studi tecnici e progettisti (architetti, ingegneri, termotecnici);
- Aziende produttrici di materiali isolanti, infissi e impianti rinnovabili.
Secondo stime di Legambiente e Ance, l’applicazione sistemica della direttiva potrebbe generare oltre 500.000 nuovi posti di lavoro in Europa nel settore green building.
2. Adeguamento delle competenze
Le imprese dovranno investire in formazione tecnica e aggiornamento professionale, anche attraverso corsi riconosciuti e certificazioni (es. CasaClima, LEED). Il rischio, per chi non si adegua, è l’esclusione da un mercato sempre più orientato alla sostenibilità e alla qualità edilizia.
3. Maggiore burocrazia ma anche maggiore trasparenza
Con l’introduzione del Passaporto di ristrutturazione, sarà necessaria una maggiore documentazione tecnica e progettuale. Tuttavia, questo migliorerà la trasparenza e la tracciabilità degli interventi, tutelando sia i consumatori sia gli operatori economici virtuosi.
Opportunità strategiche
1. Riqualificare conviene: risparmio e benessere
Un edificio riqualificato garantisce un risparmio energetico fino all’80%, migliora il comfort abitativo e la qualità dell’aria interna, aumentando il benessere psicofisico degli abitanti. Questi aspetti sono sempre più ricercati da acquirenti e inquilini.
2. Accesso agevolato al credito
Sempre più istituti bancari propongono mutui green, con tassi agevolati per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili efficienti. Anche il sistema bancario, quindi, si allinea agli obiettivi della direttiva, offrendo strumenti utili per la sua attuazione.
3. Smart building e innovazione tecnologica
La direttiva incentiva anche l’integrazione di tecnologie digitali per il monitoraggio dei consumi e la gestione intelligente dell’edificio. L’edilizia si avvicina così sempre più al concetto di smart building, in grado di comunicare, adattarsi e ridurre autonomamente i propri impatti ambientali.
La Direttiva Europea “Case Green” rappresenta una svolta epocale nel settore edilizio, con impatti strutturali sull’economia, sull’ambiente e sulla società. Per i proprietari, sarà necessario un cambio di mentalità e di strategia patrimoniale. Per costruttori e progettisti, si apre una nuova fase di innovazione e sviluppo.
Non si tratta solo di un obbligo normativo, ma di una grande opportunità per costruire un patrimonio edilizio più efficiente, resiliente e in armonia con gli obiettivi climatici. L’Italia, grazie al suo immenso patrimonio edilizio storico e alla sensibilità ambientale crescente, ha tutte le carte in regola per trasformare questa sfida in un motore di rinascita economica e sociale.